domenica 1 febbraio 2009

sghit...La vita umana come effetto collaterale

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Guardiamo per un momento questi morti che non ci toccano né ci compromettono. Sono morti imprevisti? Credo di no. Nessuno può essere sorpreso dal fatto che durante un attacco militare ci siano dei morti. I morti e le guerre possiedono lacci storici, così come le guerre e gli interessi corporativi. Sono così prevedibili questi morti che sono stati definiti, in blocco, come “effetti collaterali”. Non è vero che le “bombe intelligenti” sono stupide; persino un genio sbaglia, questo lo sappiamo tutti. Adesso, il problema etico sorge quando si accetta senza discussioni che questi “effetti collaterali” siano, in qualsiasi modo, inevitabili e che non arrestino mai l’azione che li produce. Perché? Perché ci sono cose più importanti degli “effetti collaterali”, cioè, ci sono cose più importanti della vita umana. O per lo meno di alcuni tipi di vita umana.

E quì c’è il secondo problema etico. Accettare che in un bombardamento la morte di centinaia di innocenti, uomini, bambini e donne, possano essere definiti come “effetti collaterali”, è accettare che esistano vite umane di “valore collaterale”. Adesso, se esistono vite umane di valore collaterale, perché si comincia un’azione di questo tipo in difesa della vita? La ragione e l’intuizione ci dice che il precetto porta con sé implicita un’idea, non discussa, che esistono vite umane di “valore capitale”.

Un attimo. Davanti a questa così grottesca conclusione, dobbiamo chiederci se non abbiamo errato nel nostro ragionamento. Per fare ciò, dobbiamo fare un esercizio mentale di verifica. Facciamo l’esperimento. Chiediamoci che sarebbe successo se per ogni cinque bambini neri o gialli distrutti da un “effetto collaterale” fossero morti uno o due bambini bianchi, con nomi e cognomi, con una residenza leggibile, con un passato e una cultura comune a quella di quei piloti che hanno lanciato le bombe? Che sarebbe accaduto se per ogni inevitabile “effetto collaterale” fossero morti nostri vicini? Che sarebbe accaduto se per “liberare”un paese lontano avessimo dovuto sacrificare cento bambini nella nostra stessa città, come un inevitabile “effetto collaterale”? Sarebbe stato diverso? Ma come, come può essere diversa la morte di una bambina, lontana e sconosciuta, innocente e dalla faccia sporca, dalla morte di un bambino che vive vicino a noi e parla la nostra stessa lingua? Ma quale morte è più orribile? Quale morte è più giusta e quale è più ingiusta? Quale dei due innocenti meritava di più di vivere?

Sicuramente quasi tutti saranno d’accordo sul fatto che ambedue gli innocenti avevano lo stesso diritto alla vita. Né più né meno. Allora, perché alcuni innocenti morti sono “effetti collaterali” e gli altri potrebbero cambiare qualsiasi piano militare e, soprattutto, qualsiasi risultato elettorale?

Sebbene sembri del tutto lecito che, davanti a un’aggressione, un paese inizi azioni militari di difesa, forse è ugualmente lecito ammazzare innocenti estranei in difesa dei propri innocenti, ancora sotto la logica degli “effetti collaterali”. È lecito, forse, condannare l’assassinio di innocenti propri e promuovere, allo stesso tempo, un’azione che finisca con la vita di innocenti estranei, in nome di qualcosa di meglio e di più nobile?

Un po’ più in quà, che sarebbe successo se i vermi avessero smesso di mangiare bambini poveri e avessero cominciato a mangiare bambini ricchi? Che succederebbe se a causa di una negligenza amministrativa cominciassero a morire bambini della nostra eroica e imprescindibile well to do class?

Una “pulizia etica” dovrebbe cominciare da una pulizia semantica: dovremmo depennare l’aggettivo “collaterale” e sottolineare il sostantivo “effetto”. Perché gli innocenti distrutti dalla violenza economica o armata sono il più puro e diretto effetto dell’azione, così, senza attenuanti eufemistiche. A qualsiasi persona faccia male. Tutto il resto è discutibile.

Questo atteggiamento cieco della Società della Conoscenza somiglia in tutto all’orgogliosa considerazione “la nostra lingua è meglio perché si capisce”. Soltanto che con un’intensità del tutto tragica, che si potrebbe tradurre così: i nostri morti sono veri perché fanno male.


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Originale da: La vida humana como efecto colateral

Articolo originale pubblicato l'11/1/2009

L’autore

Giorgia Guidi è membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguística

torra SA DEFENZA

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