sabato 20 dicembre 2008

sighit.....E dicevano: «No, non sarà un nuovo 1929»

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La mossa ha sollevato inquietanti interrogativi sulla posizione finanziaria della Deutsche che – come si sa – ha esposizioni pari all’80% del PIL Germanico (solo ieri la Merkel rifiutava di partecipare al salvataggio pan-europeo: «Non vogliamo pagare, noi virtuosi, per le cicale italiane»).

La mossa è pericolosa per la Deutsche, perchè, dopo questa prova, l’accesso al mercato del credito sarà per essa più costoso. Ma si vede che non crede di aver bisogno del mercato del credito, in quanto non vede opportunità di investimento nell’attuale crisi; o che il mercato del credito non esiste più; o che ha un tale bisogno di liquidità, da preferire di pagare la penale per ritardata redenzione, in modo da tenersi il denaro un po’ di più.

Naturalmente, questa mossa è un’altra botta anche per la credibilità del settore bancario europeo tutto, che non è proprio al massimo.

Frattanto, le misure estreme di Bernanke non alleviano la depressione-deflazione in corso a livello globale. La FED entra nella sua estrema battaglia con la stessa foga con cui i neocon ci hanno trascinati a invadere l’Iraq, senza un piano di «exit strategy», ha commentato un analista.

Ricordate quando tutti gli economisti dicevano: «Non sarà un ’29?». Anzi, lo dicono ancora adesso.

Il giornalista economico John Mauldin si è divertito a ritrovare le dichiarazioni di competenti economisti e capi di Stato prima e dopo il 1929 (1). E le ha disposte lungo la curva – prima in salita, poi in rovinoso precipizio – dell’indice borsistico americano Dow Jones.

Ecco il quadro:

1 – «Non avremo più altri crolli nel nostro tempo»: John M. Keynes nel 1927 (forse apocrifa; in ogni caso, anche i geni sbagliano).

2 – «Non posso astenermi dall’alzare una voce di dissenso di fronte a dichiarazioni secondo cui vivremmo in un paradiso dei folli, e che la prosperità in questo Paese debba necessariamente recedere nel prossimo futuro», E.H. Simmons, presidente del New York Stock Exchange, 12 gennaio 1928.

3 – «Quando sarà finalmente scritta la storia del 1929, gli eventi degli ultimi giorni occuperanno un posto di primo piano in quello che passeranno alla storia come dodici mesi eccezionalmente brillanti», New York Times, luglio 1929 (rialzo della Borsa).

4 – «Può esserci un calo dei corsi azionari, ma nulla di simile a un crollo»: Irving Fisher, il massimo economista dell’epoca, il 5 settembre 1929 (altro rialzo, un po’ eccessivo secondo alcuni).

5 – «I corsi azionari hanno raggiunto, direi, un altopiano permanente. Non credo ci sarà una caduta di 50-60 punti, come prevedono certuni. Mi aspetto che il mercato azionario sarà molto più alto di oggi nel giro di pochi mesi»: Irving Fisher, il 17 ottobre 1929. Il mercato scese, e continuò a scendere fino al 21 ottobre.

6 – «E’ il momento di comprare azioni. E’ il momento di ricordare le parole del defunto J.P. Morgan: chi è ribassista riguardo all’America si rovinerà… Molti dei ribassi dovuti a queste vendite isteriche non si ripeteranno più per molti anni»; R.W. McNeel, analista finanziario, sul New York Herald Tribune, 30 ottobre 1929. Il 28 ottobre era accaduto il «Lunedì Nero», il dow Jones era sceso del 13,47% in un giorno; il 29 ottobre, che sarebbe stato ricordato come il Martedì Nero, le azioni persero un altro 11,73%. Dal 23 ottobre al 13 novembre il Dow Jones perse il 39% . «Il business fondamentale del Paese, che è produrre e distribuire beni, poggia su una base sana e prospera»: così il presidente H. Hoover, il 25 ottobre.

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