domenica 11 gennaio 2009

sighit I CRIMINI DI GUERRA DI ISRAELE....ERDOGAn...

torra agoa< Erdogan infatti ha visitato il regno saudita, l’Egitto, la Siria e la Giordania; inoltre ha incontrato il presidente dell’Autorità Palestinese e il capo dell’ufficio politico di Hamas a Damasco, Khalid Mish’al. Ecco cosa dice dei quei colloqui:

«... Certo avremmo tutti voluto che Hamas tornasse al tavolo negoziale e prolungasse il periodo di calma. Certo sarebbe stato il meglio. Ma questa è un’altra questione. Mantenere l’assedio e far pressione sugli abitanti di Gaza mettendoli alla fame, impedire la fornitura di medicinali e di aiuti umanitari, far aspettare i camion per lunghi periodi ai valichi, tutto questo ha reso la situazione a Gaza intollerabile. Il governo di lì era anche sotto grande pressione, perchè richiesto di provvedere ai bisogni del popolo che lo ha eletto».

«... Rinnovo la mia richiesta a Israele perchè cessi il fuoco, perchè Israele può arrivare a uno stadio da cui sarà difficile tornare indietro. Secondo: l’assedio va tolto. Se ciò avviene possiamo fare passi per ottenere una conciliazione nazionale tra Fatah e Hamas. Pur di ottenere tale riconciliazione, ogni considerazione personale dovrebbe essere lasciata completamente da parte, e in seguito si dovrà prendere la decizione di eleggere il presidente (del governo palestinese di unità nazionale, ndr) e il Consiglio legislativo palestinese. Noi in Turchia siamo pronti a dare una mano in questa cornice... L’Egitto è stato il primo a prendere questa via e noi appoggiamo l’Egitto, e possiamo aiutare. Penso che possiamo influenzare Hamas, perchè Hamas ha in qualche modo perso fiducia in alcune delle parti (sic). Possiamo lavorare con Hamas per ricostituire questa fiducia».

«Certe persone dicono che Iran o Siria stiano ostacolando la riconciliazione (fra palestinesi). Dobbiamo lasciar da parte simili discorsi, dobbiamo concentrarci sul raggiungimento di un accordo, onde non dover assistere alla morte di altri ancora».

«Alcuni sostengono che Hamas è responsabile ed ha preparato il terreno a questo... E’ un discorso inaccettabile, che non si può permettere. Dobbiamo concentrarci su quelli che ogni giorno vengono uccisi, ci sono centinaia di feriti che non possono essere portati negli ospedali...».

Secondo Debka (Mossad), Erdogan sta per congelare le esercitazioni militari congiunte israelo-turche già programmate, e ripensando la mezza alleanza militare con lo Stato ebraico. Più preoccupante per Israele, il destino del grosso accordo petrolifero che dovrebbe portare il petrolio di Baku al porto turco di Ceyhan, e da lì per petroliere ad Askelon, non solo per i bisogni interni israeliani, ma soprattutto per l’inoltro verso l’oceano Indiano e l’Estremo Oriente, scavalcando il canale di Suez, danneggiando dunque l’economia egiziana.

Certo è che nonostante tutti i condizionamenti internazionali a cui è legata (con gli USA, con la NATO, con la speranza di entrare in Europa), Ankara dimostra una indipendenza di giudizio politico introvabile nei nostri euro-politici.

D’altra parte, lo aveva già dimostrato nel 2003, quando il parlamento turco rifiutò il transito alle armate americane dirette contro l’Iraq, e durante la crisi in Sud-Ossetia, quando la Turchia è stata la prima ad attribuire la responsabilità del conflitto alla Georgia, anzichè – come hanno fatto tutti i nostri trombettieri – a Putin.

Erdogan si permette anche di essere duro con l’agnello di Sion: «Quando dico che Isaele ha insultato la Turchia, intendo che Israele legga tra le righe. Credo che Israele capisca cosa dico e cosa intendo».

Bisognerà ripensare le nostre posizioni? La Turchia in Europa (e gli eurocrati in Turchia)?

Ma Giuda ha un altro alleato, meno preoccupato della propria dignità. L’Arabia Saudita (2).

Come si ricorderà, alcuni razzi sono stati lanciati nei giorni scorsi non da Gaza, ma dal Libano meridionale, dal territorio Hezbollah. Ore tesissime, con il rischio che Israele riaprisse il fronte libanese. Hezbollah ha subito chiarito di non aver lanciato i razzi; il presidente libanese Suleiman ha detto apertamente che si trattava di «una provocazione di Israele».

Ora, fonti autorevoli chiamano in causa l’Arabia Saudita.

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