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L’entità ritenuta responsabile dei lanci sarebbe infatti la «Arab Islamic Resistance», un gruppo nato due anni fa con l’esplicito scopo di rivaleggiare con Hamas.
Il fondatore, Sayyed Mohammad Husseini, è sciita, è stato presentato al mondo dalla TV saudita (Al-Arabiyya), ed ha proclamato: «La nostra resistenza è arabo-islamica, con radici arabe», e non (come si ritiene essere Hezbollah) al servizio degli iraniani.
Improvvisamente strapieno di soldi, questo Husseini ha fondato ad ottobre una propria TV, per rivaleggiare con Al-Manar di Hezbollah, chiamata al-Ourouba («Arabismo»).
Si attribuisce 3 mila militanti armati e addestrati, pronti a combattere «ogni» nemico degli arabi (iraniani compresi). Questo personaggio ha vantato di avere un’arma esclusiva, che ha chiamato «il razzo arabo».
Non essendo riuscito a scalfire la popolarità di Nasrallah (il capo Hezbollah) nel Libano meridionale, Husseini è fortemente sospettato di voler raggiungere lo scopo utilizzando Israele per un nuovo round di combattimenti contro l’odiato rivale. I razzi misteriosi sparati dal territorio Hezbollah possono avere avuto proprio questo scopo.
Nel mondo arabo corrono voci secondo cui il regno saudita addirittura finanzierebbe le operazioni israeliane a Gaza, per neutralizzare in fretta Hamas la cui popolarità cresce nelle piazze sunnite.
Non c’è da stupirsi che corrano altre voci: la famiglia reale dei Saud discenderebbe da Mordakhai bin Ibrahim Musa, un mercante e avventuriero ebreo che avrebbe cambiato religione nel 1432, anno 851 dell’Egira (3).
Nella questione entra, naturalmente, l’interesse petrolifero. Secondo l’Observer, USA e Israele hanno pronto il progetto di un oledototto che dovrebbe portare il greggio iracheno ad Israele (oleodotto di Haifa) passando attraverso la Siria. Il progetto contempla ovviamente l’occupazione della Siria e la sua riduzione a «democrazia» sul modello dell’Iraq (4).
Il massacro di Gaza sarebbe dunque solo la prima fase di un vasto piano di controllo dell’intero Medio Oriente, in parte anche in funzione anti-turca, dato che l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan perderebbe importanza strategica.
Ciò potrebbe avvicinare ulteriormente Ankara a Teheran, che già collaborano contro il loro nemico comune nell’Iraq occupato: i curdi, manovrati dal Mossad.
Questo può dare un’idea della pericolosità delle avventure in questo settore del mondo. Senza contare che, per «giustificare» un ampliamento del conflitto alla Siria e all’Iran, sarà necessario un nuovo 11 settembre.
Che qualcosa del genere si stia preparando, gli indizi si moltiplicano; ne parleremo in un prossimo articolo.
Ma Israele non fa nemmeno mistero dei suoi piani di conquista:
«Israele deve prepararsi a volgere la sua potenza militare da Gaza all’Iran», spiega il generale Amir Oren su Haaretz.
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1) «Le fran-parler de la Turquie», Dedefensa, 8 gennaio 2009.
2) Sami Moubayed, «Rockets strikes reveal new foe in Lebanon», Asia Times, 10 gennaio 2009.
3) La curiosa storia si può leggere su «The Saudi dinasty: who are they?», al sito http://www.wakeupfromyourslumber.com/node/2853
4) Mike Whitney, «Israel dress reharsal for Lebanon», Global Research, 10 gennaio 2009.
FDF.com
imprentau dae Maurizio Blondet
torra a sadefenza <<
domenica 11 gennaio 2009
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